martedì 8 novembre 2011

Varazze - Arenzano, 30 ottobre 2011


Siamo appena scesi dal pullman a Varazze e ci stiamo incamminando verso Arenzano: in alto alcuni dei gitanti ed in basso uno scorcio dello splendido panorama del mare di varazze.  


Due momenti felici della nostra gita: a sinistra a Cogoleto dopo il nostro spuntino consumato sulle rocce in riva al mare ed a destra ad Arenzano all'interno del parco della villa Negrotto Cambiaso

Arenzano,interno del parco di villa Negrotto Cambiaso: a sinistra uno splendido esemplare di pavone ed a destra uno sconosciuto tipo di palmipede.
 


Arenzano: la facciata della villa Negrotto Cambiaso. Nei primi anni della seconda  metà del XVI secolo (1558) il marchese Tobia Pallavicino acquistò  un vasto possedimento nel territorio di  Arenzano. Sorgeva al suo interno, in posizione privilegiata e dominante,  una torre risalente al XIII secolo e sull'area immediatamente circostante ad essa il Marchese Tobia fece edificare la propria villa e l'antica costruzione divenne così parte del nuovo edificio.
In epoca più tarda, rispetto alla sua data di realizzazione, il parco fu arricchito  per volere della marchesa  Matilde Negrotto Cambiaso in quel momento proprietaria di una nuova serra caratterizzata da forme più monumentali di quelle delle serre precedentemente realizzate, che fu inaugurata nell'anno 1931.
 

Area di sosta di un autogrill sull'autostrada: con dell'ottimo prosecco ed una buonissima torta, ultimo felice e gustoso intermezzo prima del ritorno a Vimodrone.
 Guido

sabato 1 ottobre 2011

Case di Bles - Valcamonica (BS)

24-25 settembre 2011.
Adriano, Alfredo, Daniele, Luciano, Maurizio, Oscar, Rita e Romeo.

Che cosa significa trovarsi in otto nelle case di Bles, sopra Vione, in un bosco di larici circondati da Baitone, Adamello, Veneròcolo, Castellaccio, Presanella e Bles? 

Significa allegria, serenità, condivisione dei lavori di casa, camminate in salita, piacevoli anche se faticose.
Significa mangiare la polenta con i funghi e il risotto con le salamelle, cucinati da Adriano.
Significa chiacchierare, seduti ad un tavolo, mentre fuori il cielo diventa sempre più scuro e la temperatura si abbassa.
Significa scambiare, con piacere e interesse, opinioni e racconti di montagna con amici del CAI di Cernusco.
Significa ricordare i soci di Manerbio che hanno trasformato una stalla in una casa accogliente e il dottor Bonera che l'ha riservata a noi per questi due giorni.
Significa ritrovare il piacere di stare con gli amici di sempre in un luogo straordinario.

Rita








Foto di Daniele, Maurizio e Romeo

domenica 14 agosto 2011

Monte Rosa, il "Macigno Bianco"

"Nelle giornate serene, il Macigno Bianco si vede dalla pianura a centinaia di chilometri di distanza. E' il perno su cui si incardinano, da millenni, le storie degli uomini che vivono in questa parte del mondo."
"Per conoscere davvero questi luoghi bisogna conoscere le leggende che si raccontano d'inverno accanto al fuoco, e che anche il piccolo Luigi ascolta con gli occhi spalancati dallo stupore. Secondo quelle leggende, il Macigno Bianco non è soltanto l'immagine di Dio e il luogo dove Lui risiede sulla terra, cioè l'aldiqua. E' anche l'aldilà, il luogo dove tutti finiscono dopo che sono morti. E' il paradiso e l'inferno."
Sebastiano Vassalli, Le due chiese.








 
Al Rifugio Zamboni - Zappa, 12 agosto  2011.
Antonio, Cesare, Cosimo, Luciana, Michele, Nini, Pietro, Rita, Romeo e Tonina.



venerdì 17 giugno 2011

Una bella biciclettata! 15 maggio 2011

Giorni di tensione precedono la partenza. Dopo settimane di bel  tempo,  le previsioni meteo davano la domenica investita da una perturbazione in arrivo da occidente. Qualcuno cominciava a preoccuparsi, perché non è sicuramente bello accompagnare un gruppo di ciclisti sotto la pioggia e lungo strade sterrate che avremmo potuto trovare infangate. Con il passare dei giorni la situazione sembrava lentamente migliorare, ma la preoccupazione era sempre alta. Sabato precedente la gita, incollati al pc per verificare se la famosa saccatura atlantica (ormai avevamo imparato molti termini tecnici …) avesse cambiato zona di interesse. Le speranze aumentavano, visto che informazioni che uscivano dai vari siti meteorologici consultati davano il passaggio della perturbazione nella zona  della nostra biciclettata già in tarda mattinata.
Si va a dormire sabato sera con il cielo nuvoloso, ma senza fenomeni particolari, si spera. Alle 5 del mattino la pioggia scendeva copiosa …  la delusione cominciava a farsi padrona.  Attesa. Verso le 6 la pioggia sembrava rallentare e all’orizzonte in direzione ovest  si intravedeva una striscia gialla, indice di tempo sereno.


























Alle 7.00, puntuali nel piazzale, aspettando il camion e pullman, ci accorgevamo che la pioggia aveva smesso di scendere e confortati dalle ultime previsioni, caricate biciclette e cicloamatori, siamo partiti alla volta di S. Nazaro Sesia,  punto di partenza del nostro giro.
Lungo la strada si intravedeva sempre più distintamente l’arrivo del bel tempo. Giunti in loco, scaricate le bici, sosta in paese per i caffè.  Subito primo ( e fortunatamente unico) guasto meccanico ad una bicicletta. Anna nel tentativo di gonfiare uno pneumatico, si è trovata con la valvola in mano e conseguente ruota  sgonfia. Non avendo camere d’aria della giusta misura, eravamo bloccati. Come spesso accade la fortuna ci è venuta incontro. Un avventore del bar della piazza davanti a cui eravamo fermi, ci ha indicato un’abitazione presso la quale avremmo potuto trovare soccorso.  Infatti, trovando non “il meccanico” ma la sua gentil signora, siamo riusciti a recuperare una camera d’aria di sostituzione e, con l’aiuto di Aldo, Oscar e Pietro, la ruota della bici di Anna in un tempo di 4’ e 13” … cronometrati  è stata riparata.
Finalmente la  partenza. In gruppo siamo usciti dal paese e subito ci siamo immersi nella campagna. Passata la frazione di Cascinale, abbiamo costeggiato l’alzaia del Canale Cavour fino al sifone che gli permette di oltrepassare il fiume Sesia. Lì, baciati anche dal primo sole che aveva fatto capolino dalle nuvole, ci siamo fermati ad ammirare la grandiosa opera ingegneristica della metà del secolo scorso. Risaliti in sella ai nostri mezzi di trasporto, abbiamo seguito, su una strada sterrata, la riva sinistra del Sesia, che nonostante le piogge della notte non presentava pozzanghere. A destra abbiamo intravisto una serie di cave di sabbia e ghiaia. Dopo ca.2 km in prossimità di un pannello illustrativo del parco delle Lame del Sesia, la strada è diventata più stretta e divideva alla nostra sinistra la pianura con le prime risaie e a destra i rami secondari (le lame appunto …) del Sesia. Giunti ad un bivio in cui vi era un tempo una zona di sosta con dei tavoli in cemento ormai in cattivo stato, abbiamo svoltato a sinistra e abbiamo cominciato a pedalare tra le risaie allagate. Attraversata la cascina Ronchi, purtroppo per la maggior parte fatiscente, subito dopo abbiamo raggiunto il Santuario della Madonna della Fontana del XV sec.. Il plesso è collocato in un’oasi verde circondata da piante di alto fusto che rendono gradevole la temperatura anche nelle giornate più calde.
Sosta d’obbligo.
Dopo esserci riposati, abbeverati, fotografati ecc. ecc . siamo ripartiti e abbiamo dovuto seguire un tratto di strada asfaltata, la SP 16, in rigorosa fila indiana, sino al bivio che a sinistra ci rimetteva nella campagna, in direzione cascina Roatella. Da questo punto si riusciva a vedere in modo ben definito il gruppo del Monte Rosa e un bel tratto dell’arco alpino. Costeggiata la cascina e pedalando dolcemente immersi nel verde dei prati, incrociando diverse volte il sentiero Novara del CAI, siamo giunti ad un quadrivio, da dove si intravedeva in lontananza il paese di Casalvolone, meta di metà percorso.
Giunti in paese, abbiamo notato la presenza di diverse bancarelle, presenti per la “Festa di primavera” che lì si svolgeva. Con tutto il gruppo ci siamo recati alla Chiesa di San Pietro al Cimitero, del X sec., uno dei più importanti capolavori del romanico nel basso novarese. Purtroppo l’abbiamo potuta ammirare solo dall’esterno, perché, secondo informazioni, l’ avrebbero aperta per visite guidate nel pomeriggio.
Il gruppo, visto che era giunta l’ora del pranzo, si è diviso tra chi aveva prenotato il pranzo presso la trattoria della sciura Maura e chi invece aveva preferito il pranzo al sacco. Lì ci ha raggiunto con il proprio mezzo, anche l’autista del camion sig. Larui, che si è aggregato al gruppo.  
Dopo aver consumato il pranzo (e gustato con piacere la “paniscia” il tipico risotto della zona) ritrovo alle 13,30 presso la chiesetta per riprendere la seconda parte del percorso.
Abbiamo atteso fino alle 14, sperando di poterne visitare le bellezze interne, ma non vedendo nessuno siamo ripartiti. Usciti dal paese in direzione Pisnengo, abbiamo cominciato ad incontrare un vento fastidioso e contrario che a pancia piena ci ha messo un po’ in difficoltà. Il vento ha provocato anche la caduta di qualche cappello nell’acqua di una risaia, cosa che ha messo a dura prova i volontari per il recupero e rallentato la marcia dell’allegra comitiva … (vero Giovanna ?). Oltre al vento, abbiamo dovuto anche affrontare il nostro GPM, praticamente il cavalcavia di scavalcamento della A26, che ha prodotto una certa “selezione” del gruppo. Siamo così giunti presso la frazione Pisnengo e successivamente, dopo una doppia curva tra le risaie, alla successiva frazione Fisnengo. Così ci siamo ritrovati presso i complesso dell’ Abbazia di Sant’ Apollinare. Davanti alla struttura si ergono delle sculture di cavalieri medioevali da un lato e una magnifica natività nell’altro angolo. Nella precedente ricognizione ci siamo fermata e abbiamo avuto la fortuna di visitarne l’interno. La vecchia cascina è stata ristrutturata dall’associazione cattolica “I Ricostruttori”, che si occupa di corsi e percorsi meditativi di preghiera che si riallacciano al primo Cristianesimo.  Al nostro passaggio gli occupanti erano intenti al pranzo quindi abbiamo potuto accedere all’interno senza interrompere i loro momenti di raccoglimento. Subito una corsista ci ha accolto con un vassoio di dolci e un gentile adepto ci ha condotto per una visita alla chiesetta interna, ora sconsacrata, con la salma e reliquia di una bambina, Santa Esuberanza. Il percorso guidato è poi proseguito verso il magnifico e piccolo chiostro con decorazioni e affreschi, dedicato al ciclo della Ricerca del Graal, tutto costruito dai residenti. Siamo ripartiti un po’ più santificati. La visita si  è protratta per una mezzoretta.
Poi siamo ripartiti per il nostro ultimo tratto. Il vento era aumentato e sulla strada sterrata ci ha messo a dura prova. Qualcuno addirittura sceso dalla bicicletta ha proseguito per alcuni tratti a piedi.  Breve sosta presso la Riserva della palude di Casalbeltrame, circondata da canneti che formano dei camminamenti intorno alla zona umida, in modo da osservare, non visti, l’eventuale fauna  acquatica. Seguendo la strada siamo giunti, dopo aver lasciato alle nostra spalle le Cascine Bosco e Falasco, a Casalbeltrame. Il vento contrario nel primo tratto ha reso difficile il percorso, ma dopo una curva secca a sin. ci ha spinto quasi come avessimo delle vele. Il cielo era di un azzurro intenso ed il sole si specchiava nelle risaie.
A Casalbeltrame sosta per un meritato gelato. Qualcuno ne ha approfittato per visitare il paese. Seguendo via Umberto I siamo usciti dal paese e riscavalcato l’autostrada. Al di là, abbiamo rincontrato strade di campagna ed in lontananza abbiamo intravisto il campanile dell’Abbazia di S. Nazario Sesia. Dopo aver toccato la Cascina Bronzina e l’Oratorio di S. Rocco, vicino al quale c’era un maneggio, siamo giunti nel piazzale da dove eravamo partiti in mattinata.  
Sicuramente stanchi ma felici, mentre i volontari hanno caricato le bici sul  camion, siamo andati a visitare l’Abbazia di San Nazaro e Celso.  Il sole pieno, la temperatura gradevole ed un meritato relax ci hanno accompagnato sino all’ora della partenza.
A questo punto voglio ringraziare tutti gli amici che hanno contribuito alla buona riuscita della giornata: Oscar e Roberto per l’aiuto dato oltre che alla raccolta iscrizioni in sede, anche per il continuo appoggio morale e il controllo lungo il percorso, Pietro e Vladi, che anche quest’ anno sono riusciti a recuperare il camion su cui trasportare le nostre biciclette, senza il quale la gita non si sarebbe potuta eseguire. E’ doveroso ringraziare, a nome di tutti, Luciano, ottimo compagno d’avventura  che ha trovato e proposto questo magnifico tour immerso nella natura delle risaie del novarese, sicuramente spettacolare e per la maggior parte di noi inconsueto.
Il grazie più grande va sicuramente al sole, che “con la sua presenza” ha permesso ai 38 cicloamatori coraggiosi di godere delle bellezze di questa giornata.
Alla prossima.
Maurizio R.