mercoledì 31 luglio 2013

Pizzo Arera m 2512 - Una delle "30Cime"

L'iniziativa delle "30Cime", che non vuole essere discriminante nei confronti di chi ama passeggiare in montagna nel silenzio o di chi ama arrivare ad un rifugio per riposare e rifocillarsi, ha innescato in alcuni di noi la voglia di riprovare le proprie capacità di un tempo, quando salire e scendere da cime anche impegnative non creava troppi problemi.
Domenica 28 giugno 2013 prevedeva una giornata di sole e caldo, e così noi cinque: Giovanna, Susy, Cesare, Maurizio C e Maurizio R siamo partiti per Zambla Alta di Oltre il Colle con l'idea di salire al Pizzo Arera: una bella montagna rocciosa e imponente delle nostre Alpi Bergamasche che un po' ci fa paura, ma per fortuna ognuno lo tiene per sé.


Lasciamo la macchina alla fine della strada asfaltata c acirca 1500 m di altezza, a piedi iniziamo la nostra salita (ma quanto è ripida? già goccioliamo di sudore!)


Raggiungiamo la costa che conduce al rifugio Capanna 2000.


Non sostiamo ma prosieuiamo salendo a sinistra la cresta erbosa prima e rocciosa pio, ma soprattutto... molto... molto ripida: infatti ci fermiamo tre volte a riprender fiato:



arriviamo all'antecima, dalla quale finalmente vediamo la vetta con la croce...è molto invitante.


OK! proseguiamo scendendo, con molta attenzione in un canalone, piuttosto instabile, per risalire attraverso una spaccatura della roccia con l'aiuto di una scaletta fissa (va bè! Fissa!?!...legata con un fil di ferro!) e alcune corde metalliche fisse (un paio però erano staccate), fino all'uscita su una calotta finale costituita da roccette e ghiaione friabile...la discesa sarà dura!!!


Finalmente dopo tre ore di cammino e quasi mille metri di dislivello, siamo in CIMA e ammiriamo il panorama a 360° sulle Prealpi Orobiche, ovviamente facciamo le foto di rito con il logo CAI sotto la croce, felici di esserci...quassù...e si vede.



Scendiamo con molta più attenzione che nella salita e arrivati al rifugio Capanna 2000 scopriamo che è in programma, sul pratone antistante, un concerto del famoso (?? n.d.r.) Bepi De Prismas cantante bergamasco (an bel bagai) che scrive i suoi testi in dialetto, e la sua band folk-rock che suona benissimo; ascoltiamo qualcosa mentre gustiamo una fetta d'anguria per poi riprendere la discesa verso la macchina.





Ottima performance...ragazzi!!!

GRAZIE a tutti...e...alla prossima

Giovanna e Cesare



 

sabato 20 luglio 2013

20° Corso per Istruttori Lombardi di Alpinismo "Esame Roccia al Passo Sella"

"mea culpa, mea culpa" erano anni che non scrivevo qualcosa , a dir il vero ho scritto una sola volta:(. Non so esattamente il perchè ma , probabilmente anche pigrizia, allora mi sono deciso a rompere il ghiaccio soprattutto dopo aver rivisto e riletto alcuni post degli amici di Vimodrone. Credo che condividere luoghi ed emozioni può solo che far bene a chi legge , e chissà..... magari anche stimolare ancor di più, non solo gli amici del Cai del nostro paesiello (che già fanno attività) , ma forse incuriosire quelli del paese che magari, pochi o tanti che siano, avvicinarli al nostro meraviglioso mondo dell'avventura in Montagna. Indipendentemente dalle proprie capacità , quello che conta è viverle sempre a "PIENO!!"

Perciò ho deciso di cominciare con questo lungo weekend in dolomiti della scorsa settimana (13-14-15 luglio ) , passato insieme ai futuri  Istruttori di Alpinismo del Cai. Il fine settimana prevedeva una intensa attività di esami, il sabato prova di arrampicata su roccia e la domenica esame  di manovre.
La tensione era palpabile in quasi tutti gli allievi (20 in totale), c'era chi lo nascondeva bene e chi esternava tensione alla luce del sole, ma alla fine la preparazione e l'ambiente dolomitico ha messo tutti a proprio agio.

Non ho fatto molte vie in dolomiti, per noi del centro nord, le montagne più a portata di mano sono le Grigne e le Alpi Centrali, solitamente si dice che i Dolomitisti sono forti arrampicatori ma il vero Alpinismo sta da altre parti, condivido abbastanza questa opinione.
La procedura per la scelta delle vie di salita funzionava cosi: -- si mettono a disposizione degli allievi 5/6 itinerari di salita su difficoltà max tra il D+ e TD (per trasformarla in gradi UIAA vorrebbe dire dal IV+ al V+ VI), dopodichè gli istruttori sceglievano a piacere in quali cordate inserirsi.
La mia scelta è stata  per una via sulla Terza Torre di Sella ed esattamente la "Vinatzer" mi affascinava molto l'estetica e lo slancio di questa Torre che svetta più alta delle Quattro  Torri del Sella.





 
La giornata è stata molto lunga, gli allievi quasi sempre affrontano queste salite con timore e tensione , portando molti di loro  ad affrontare la salita con molta parsimonia (forse troppa) 8 ore e mezza per fare 350 metri sono decisamente troppi, per fortuna il meteo ci ha graziati per quasi tutto il giorno , a parte una piccola granita di ghiaccio durata 15/20 '. Di seguito alcune immagini della mia cordata e quella di Rolando Canuti (Presidente e fondatore della ns. Scuola di Cinisello) che personalmente mi ha molto emozionato dimostrando con i suoi 72 anni, di restare riferimento più importante per noi istruttori della scuola e soprattutto insostituibile stimolo per tutti gli allievi che passano nei nostri corsi. Lui aveva già percorso questa via 20 anni prima e vi assicuro che tutto è, tranne che banale! Come dice sempre il mio amico Antonio parlando delle pareti dolomitiche
 " IN PROPI IN PE' "
 
 Il nostro Presidente alla partenza dell'ottavo tiro IV+ (dolomitico)
Terzo tiro

 Simone e Annalisa i miei compagni di cordata.
 Sasso Lungo, Sasso Corto e Sasso Piatto

 Foto di Vetta!!!
 Domenica di grandi Manovre alla città dei sassi con un contorno da cartolina!!








 
Rolando Canuti 72 anni e non dimostrarli!!!
GRAZIE! GRAZIE!
Che dire?  questo è quanto, volevo condividere con tutti voi queste belle giornate, spero di essere da stimolo a quanti indipendentemente dall'età (Rolando insegna) abbiano ancora voglia di mettersi in gioco, non conta che siano scalate estreme o passeggiate rilassanti , quello che conta è aver voglia di dare sempre qualcosa in più, ma soprattutto mettersi in gioco aiuta a restare giovani!!! Cercando di fregare più a lungo possibile la nostra storia anagrafica.  A presto e alla prossima!!
Ciao a tutti da Michele
  

domenica 14 luglio 2013

I quattro del... Catinaccio. Ovvero: gli uomini delle rocce e la ninfa delle nevi


Trekking sulle Dolomiti dal 7 al 13 luglio
Dopo incontri organizzativi, revisioni di percorso  e defezioni varie per motivi personali si parte in quattro: Susy e Maurizio C, Nini e Silvio.
L'avventura ha inizio
Primo giorno: destinazione rifugio Gardeccia passando dal rifugio Roda di Vael, attraverso il passo delle Zigolade. Salita al passo abbastanza agevole e senza problemi, ma giunti in cima prima sorpresa: la discesa sarà per la gran parte innevata, tracce del sentiero assenti, bisogna "inventarla", poche le "peste" e quelle presenti disordinate, viene comunque rintracciato un sentiero verso valle, che conduce al rifugio. Maurizio C volgendo lo sguardo al passo affermava: "Meno male che lo abbiamo fatto in discesa, mai lo farò in salita!" ...e fu cattivo profeta!

La discesa dal passo

La "cima birra" è conquistata! 
Secondo giorno: il programma prevede "destinazione rifugio Antermoia attraverso il passo delle Scalette e quello di Lausa". Sorge il primo problema: il sentiero delle Scalette, classificato sulle cartine come "attrezzato" cioè con presenza di funi e/o catene per agevolare la salita, ma di fatto indicato all'attacco come  "EEA" vale a dire "con attrezzatura"; i quattro ne sono sprovvisti ed inoltre il tratto  tra i due passi è stato battuto da pochi e le tracce nella neve (siamo oltre i 2500 m) sono rare, cancellate in parte dalle piogge notturne. Si prende quindi  la decisione  di seguire il più classico percorso: rifugio Vajolet, rifugio Principe, passo d' Antermoia. Solo in prossimità del secondo rifugio ricompare abbondante la neve che accompagna i viandanti fino al  rifugio di destinazione.

La salita al passo Principe


 



Il lago d'Antermoia


Il passo d'Antermoia 
 
Terzo giorno: destinazione rifugio Alpe di Tires. La mattina si presenta fredda (4° C) ma soleggiata, una capatina al monte Mantello quota 2567 per la foto (concorso 30Cime!) e quindi giù verso la val Duron, scorgendo i primi rododendri in fioritura e le marmotte fuori dalle tane. La salita al rifugio è fatta sotto un cielo carico di nubi, ma fortunatamente senza pioggia. Essendo arrivati presto alla meta, nel pomeriggio, tre dei componenti, Nini (perspicace o previdente?) rimane in rifugio, decidono di raggiungere il passo dei Denti di Terrarossa poco lontano facendo così un bella doccia fredda.
 

Ci sono anch'io


Quarto giorno: destinazione rifugio Vajolet. La mattina si presenta nuvolosa e le previsioni non sono buone. Saliti al passo Molignon,  dove la neve la faceva sempre da padrona, si è presentato il grande vallone in gran parte innevato soprattutto nella parte centrale e finale della risalita che conduce al passo Principe e al suo omonimo rifugio. Dopo una breve sosta  e quattro chiacchiere con il simpatico gestore del "Principe", la discesa al rifugio Vajolet non ha presentato problemi di sorta. Solo nel pomeriggio la pioggia ha "allietato" i viandanti, ma che comunque erano a "tetto".

Il vallone del Principe


Quinto giorno: destinazione rifugio Fronza alle Coronelle e conclusione del trek. Il programma prevedeva il passaggio  dal passo delle Coronelle, ma su consiglio del gestore del rifugio bisogna abbandonare l'idea. La troppa neve, non tanto in salita quanto in discesa, consiglia vivamente di non rischiare. Pertanto si deve per forza passare dal passo delle Zigolade per poi salire eventualmente al passo Vaiolon. La  frase pronunciata da  Maurizio C il primo giorno viene così clamorosamente smentita!. Ma giunti in prossimità del secondo passo la stanchezza attanaglia i viandanti e li fa proseguire per il tradizionale giro verso la Roda di Vael e il monumento a Cristomannos per raggiungere la meta.
 
La salita che non avremmo voluto fare

Il ritorno

Personale conclusione finale. Grazie a Susy, Maurizio C e Nini della compagnia. Spero che il giro proposto sia stato di vostro gradimento e di avervi fatto scoprire un angolo delle Dolomiti, come sempre belle e affascinanti, che non conoscevate.

Purtroppo  non sono riuscito a mettermi d'accordo bene  con "quello del piano di sopra" circa il tempo e la tanta neve che ci ha fatto deviare il percorso.

Grazie e alla prossima volta.

Silvio

P.S. Voglio aggiungere qualche foto in più per meglio ricordare il trek.









 


Monte S. Primo 30 giugno 2013


Tutto era pronto: zaino, imbraco, set da ferrata, sacco lenzuolo; in programma c'erano due giorni in un rifugio del  Trentino con salita alla Roda di Vael su percorso ferrato, ma alle 16,30 di venerdi 28/06 ci arriva la telefonata che mai aspettavamo: gita sospesa causa nevicata in corso ed impossibilità di salire al rifugio Paolina.
Che fare? Con alcuni amici decidiamo di salvare almeno la domenica (le previsioni sono buone) e scegliamo una bella e facile passeggiata fino alla vetta più elevata del Triangolo Lariano: Monte San Primo, quota 1687 m.

 

Lasciamo le macchine al parcheggio (purtroppo a pagamento) della Colma di Sormano. La vetta del monte è già visibile, il cielo è azzurro, l'aria è frizzantina, ma si preannuncia una bella giornata.
 
Al Rifugio Stoppani (ormai una baita ristorante), ci prendiamo un ottimo caffè e poco sotto parte il sentiero che inizialmente è una piacevole stradina sterrata che ci inoltra in un bel bosco; dopo circa un oretta di cammino lasciamo il bosco alle spalle e ci troviamo su un sentiero che attraversando un pianoro raggiunge l'Alpe di Terra Biotta (terra nuda) dove pascolano mucche e cavalli , due tornanti  e siamo alla Bocchetta dove il panorama è da cartolina: il versante nord ci presenta la bellissima Y del Lago di Como, dalla parte opposta si possono ammirare i Corni di Canzo, il Cornizzolo,le Grigne: ovviamente abbiamo fatto la foto di gruppo.
Continuiamo il percorso su un comodo sentiero che passa sotto alcune cimette aggirandole, gli ultimi 100 metri richiedono un po' di sforzo, ma ne vale la pena perché la cima è un balcone a 360° che ci fa ammirare le nostre amate alpi e il lago; infine sotto la croce facciamo la foto con il logo CAI per le 30 cime e riscendiamo.
 
La gita di oggi è stata piacevole e appagante pur non essendo impegnativa e ci ha confermato che anche vicino a Milano ci sono luoghi e panorami da non perdere.
A tutti un GRAZIE per la compagnia.
 
Giovanna