martedì 23 febbraio 2016

CIASPOLATA A MONTE S. PRIMO Domenica 21 febbraio

La neve quest'anno si è fatta desiderare e le montagne intorno a noi sembrano giocare al ribasso con gli amanti degli sport invernali. Ma come chi gioca in borsa ricorre agli esperti di settore per superare i momenti di crisi, anche per gli amanti della montagna, quando la passione attanaglia i loro cuori e fiduciosi, basta affidarsi alla fantasia e all'intuito di Maurizio, il nostro presidente del CAI di Vimodrone, per trasformare una amena domenica di febbraio in un giorno di gioia e di svago.
Il tempo è splendido. Una leggera brezza mattutina rende la visibilità infinita. Le strade sono ancora deserte quando ci incontriamo in via della Guasta con la certezza di conquistare Monte S. Primo.

90 minuti di macchina e parcheggiamo comodamente (siamo tra i primi ad arrivare) nei pressi della baita di partenza. Giusto il tempo per verificare cosa ci può offrire il bar al nostro rientro e partiamo alla conquista della vetta.




L'inizio è facilissimo. Il sentiero è ampio con fondo solido ed aderente. Dopo soli 20 minuti di cammino usciamo dal bosco ed il sole ci avvolge nel suo dolce tepore. Amorevolmente il fato ha gettato un leggero strato di nubi in cielo, tanto da non rendere il calore eccessivo ed il riverbero della neve abbagliante.
Che belle le montagne bianche, con il loro morbido e sottile strato di coltre candida simile a quella che noi, da bambini, spruzzavamo sul presepe per ricordare l'inverno ed i suoi fiocchi di neve che cadono dal cielo per proteggere la terra dal gelo coprendola con una coltre vellutata. Una brezza, anch'essa leggera, ci accompagna per tutta la salita rendendoci frizzanti, allegri, decisi e chiacchieroni.



Intanto la montagna si riempie di altri escursionisti, ognuno con le sue vesti bizzarre e colorate, che fanno ricordare come la moda e la scelta degli abiti è un fatto soggettivo e imponderabile. Forse in città le differenze balzano agli occhi con maggior effetto e quelle più stravaganti generano anche sorrisi maliziosi. Sui pendii di una montagna innevata la reazione è diversa. Esse si stagliano come gemme brillanti al sole, nella bellezza della diversità dei loro colori e delle loro forme. Alcune sono ferme, altre si muovono lentamente, a similitudine delle perle di un abito da sposa che riluccicano  nel movimento della veste mentre lei leggiadra corre incontro  allo sposo. Ma, meraviglia delle meraviglie, un paio scivolano veloci giù per il pizzo, zigzagano lungo il pendio. Cosa succede? Sono i coraggiosi dello sci di montagna che saettano eleganti e fiduciosi a fianco dei meravigliati scalatori, proprio come i campioni dello sci aggirano i paletti durante gli slalom. (Chissà quante penalità comporta abbattere un paletto?).


Nessuna goccia di sudore ma solo tante fotografie al favoloso paesaggio del lago di Como certificano il nostro arrivo alla meta finale. Un'ora di sosta, un bel pranzo al sacco, qualche cioccolatino ed eccoci pronti alla discesa. Normalmente scendere è più facile che salire. Questo è un assioma normalmente vero quando il sentiero non è eccessivamente ripido e neppure innevato. 

Nel caso si realizzino queste particolari condizioni bisognerebbe aumentare il rispetto e l'attenzione, che sempre si dovrebbe riservare alla compassionevole e misericordiosa natura. Diversamente lei potrebbe offendersi e chiedere il giusto tributo. Ed invero, qualche gesto di umiltà è stato compiuto, come si addice in una domenica di quaresima, quando l'umiltà è consigliata.  

Qualcuno si è inginocchiato al cospetto della natura bianca e immacolata, aiutato spontaneamente nel gesto da uno scarpone sprofondato all'improvviso nella neve. Qualcun'altro si è addirittura sdraiato a baciarla in uno slancio di passione indotto da una racchetta a telescopio che si è improvvisamente chiusa ed, infine, non è mancato l'auspicio per un'opera buona quando una bella signora, giovanile, impudente e maliziosa scivola sulla neve ma riconquista l'equilibrio pochi centimetri prima delle braccia aperte del sognante salvatore. Quanta gioia, piacere e divertimento in questa giornata all'aria aperta. Che passione e felicità  trascorrere 10 ore in compagnia e, senza motivi agonistici, confrontare la velocità e la potenza delle gambe con la resistenza e la loquacità della lingua.


Naturalmente, nel rispetto delle più consolidate tradizioni montane, l'escursione si è conclusa con un'alzata di calici. Non può esistere altro finale perché  esso suggella la gioia di chi ha vissuto un'esperienza che si augura di ripetere.


P.S.
Tutto come previsto? NO. C'è un errore nel titolo e quindi nel programma.
Il cielo era limpido, la visibilità tersa, il paesaggio incontaminato, la vista spaziava sul meraviglioso lago decantato da Alessandro Manzoni ma le ciaspole sono rimaste nella macchina. Purtroppo la natura, come detto all'inizio, è stata avara di neve quest'anno e l'auspicio di calzare le ciaspole si è tradotto nella gioia ed allegria di una bella passeggiata
con ramponi ai piedi ed una salutare abbronzatura che ci ha resi ancora più belli e sani di aspetto e di fisico.


Roberto