lunedì 18 giugno 2018

Le isole di Eolo e l' Etna

Trekking stanziale organizzato dal CAI sezione di Catania-Etna dall'8 all'11 di giugno


Pensare di andare in Sicilia nello splendido mare delle Isole Eolie con gli scarponi da montagna può sembrare curioso e un po' troppo creativo, ma le isole sono un meraviglioso mondo da percorrere a piedi lungo i numerosi sentieri che conducono alle calette o alle vette, che sono o furono vulcani. Oggi sono solo attivi i vulcani dell'isola di Vulcano (quiescente) e il più noto Stromboli. Di stanza a Lipari, abbiamo navigato ogni giorno verso una o due isole con un motoscafo a nostra disposizione per l'intero periodo. 
Ogni isola ha una sua peculiarità: la verdissima Salina, la brulla Vulcano, la "cittadina" Lipari, la snob Panarea, la piccola Alicudi, la tranquilla Filicudi e la "esplosiva" Stromboli.
Purtroppo non abbiamo potuto salire sullo Stromboli causa il mare mosso, che non ci ha permesso di raggiungerlo non tanto all'andata (bravissimo il pilota che con maestria ha preso "dolcemente" le onde più alte) ma il ritorno, che avviene normalmente con il buio (tradotto: troppi salti e rischio di star male per noi che non siamo naviganti), inoltre quel giorno il vulcano era incappucciato, quindi non avremmo potuto godere delle sue regolari eruzioni.
Gli ultimi due giorni li abbiamo passati sul lato nord dell'Etna in rifugio. I più "duri e puri" hanno raggiunto il cratere di nord-est a m 3014, i più "cittadini" sono saliti fino a quota m 2400 lungo la cresta della valle del Bove e solo per il forte vento incontrato lassù, raffiche a oltre 50 km/h, non hanno permesso di raggiungere quota m 2900 da dove godere il magnifico paesaggio etneo.
Rimarranno nelle nostri ricordi  i profumi e i colori di quelle magnifiche isole.

Ora è doveroso ringraziare Gigi Sciacca, il nostro accompagnatore del CAI di Catania, che  ha organizzato, pianificato e ci ha accompagnato durante questo magnifico trek. Grazie Gigi ci auguriamo di rivederci  per una nuova avventura.
Un doveroso grazie lo dobbiamo anche a Giuseppe Mutti Presidente e capo guida del CAI di Trescore - Val Cavallina che ci ha adottato nel suo gruppo di "veri bergamaschi". Grazie Gepy arrivederci a presto.


Il castello di Lipari
Lipari da Marina lunga

Il cratere di Vulcano

Una fumarola



Isola di Vulcano





L'area dei fanghi a Vulcano


La Scheggia




















La grotta del Bue Marino






Pollara
Pollara









Negozio di frutta e verdura di Panarea

Un bagno ristoratore

Panarea

Caletta


Lo Stromboli con il "cappello"



Etna

Una grotta di scorrimento della lava 













Con noi l'amico Gepy e Ida





Laura e Silvio

lunedì 25 settembre 2017

Escursione al Pasubio “LA STRADA DELLE GALLERIE HA 100 ANNI”

Sabato 16 settembre 2017 alle ore 7:00 è prevista la partenza della gita al Monte Pasubio. Siamo in quattordici partecipanti suddivisi in tre auto.

Piove a dirotto;  non ci lasciamo intimorire e partiamo alla volta di Schio, cittadina in provincia di Vicenza, dove visitiamo una bellissima mostra sulla realizzazione della strada con le 52 gallerie che permisero alle truppe italiane, impegnate nella prima guerra mondiale,  di muoversi verso le linee di confine al riparo dal fuoco nemico.


La visita ci impegna per due ore buone: sia per la ricchezza del materiale esposto, sia per l'interesse che crea mano a mano che si procede nella visione delle fotografie, dei documenti, delle corrispondenze dell'epoca e che ci danno 
 

l'esatta proporzione dell'opera, eseguita in meno di un anno. Era il 1917 !

Raggiungiamo in auto Bocchetta Campiglia e dopo un veloce spuntino, attrezzati di caschetto e frontalino, iniziamo il percorso detto “La strada delle gallerie”.
Il sentiero  si snoda con una successione di gallerie e cenge esposte e ci permette di superare un dislivello di 800 mt. in circa tre ore. 

Percorrendo queste gallerie ci si rende conto di quanto geniale sia stata questa impresa e di quanto impegno ci abbiano messo “quei ragazzi” nel realizzarla. L'emozione è grande, soprattutto ricordando il motivo della costruzione: la guerra; mentre noi oggi la percorriamo camminando, in tempo di pace.
All'uscita della 52° galleria denominata “Sardegna”, ci appare illuminato da un raggio di sole il Rifugio Achille Papa, mentre la cima Pasubio è avvolta da nuvoloni scuri.
La prima meta è raggiunta.




Accogliente e caldo il Rifugio ci rigenera e la serata prosegue nel migliore dei modi: ottimo pranzo, qualche allegra battuta, un bicchierino di grappa e i canti degli alpini ci accompagnano nelle nostre camere per la notte.

Il giorno seguente il tempo è inclemente: piove, fa freddo e tira vento , inoltre sulla cima stazionano nuvoloni minacciosi, meglio non salire.















Decidiamo di scendere dal sentiero degli Scarrubi e raggiunte le macchine ci dirigiamo verso il Sacrario dove sono custodite le ossa dei caduti per una visita. Aggiungiamo anche una capatina ad un “moderno” ponte tibetano, costruito nei paraggi in sostituzione di una strada crollata che ha isolato una frazione. Tutti proviamo l'ebrezza di un passaggio traballante.






















Ripartiamo per Vimodrone, non prima di aver calmato il languorino della fame, e alle 19,00 circa di domenica 18 settembre siamo di nuovo a casa.


È stata una escursione impegnativa e storico-culturale apprezzata da tutto il gruppo e in piacevole amicizia: grazie a tutti i partecipanti.

Giovanna

martedì 12 settembre 2017

Trekking Val d’Aosta Luglio 2017

Ringrazio tutti gli amici del CAI di Vimodrone per avermi dato l'opportunità, dopo tanti anni, di fare un trekking di più giorni percorrendo ogni giorno sentieri diversi.
Tante le emozioni che ho provato. La prima è stata al nostro arrivo, ad Aymavilles, in località Ozein piccola frazione circondata da ampi prati e da dove si gode un panorama a tutto tondo delle montagne più alte d’Europa: dalla Grivola al Monte Bianco, fino al ghiacciaio del Monte Rosa. Nel pomeriggio dopo la sistemazione all'albergo Pineta  abbiamo visitato il Pont d’Aël, un ponte costruito, in età augustea (nel 3 a.C.) sul torrente Grand Eyvia.



Le dimensioni colossali di quest’opera, la struttura in pietra in ottimo stato di conservazione nonostante i suoi 2020 anni (!), l’epigrafe scritta in latino, lasciano un profondo senso di ammirazione nei confronti delle abilità degli ingegneri Romani di quell’epoca .




Secondo giorno: destinazione Rifugio Mont-Fallère (2385 m). Lungo il cammino, una piccola e minuta signora vestita in giallo, ci ha segnalato la direzione da percorrere. 



Questa simpatica scultura in legno era soltanto la prima delle opere di Siro Viérin che si trovano lungo tutta la salita al. Durante l’ascensione, siamo andati alla scoperta delle sculture dell’artista: animali, gnomi, pescatori, contadiniDa lassù il panorama si apre grandioso sulla valle.














Il terzo giorno, da Gimillan, frazione di Cogne a 1786 m, abbiamo imboccato il sentiero n°3 a sinistra di una cappella del 1926 e abbiamo iniziato l’ascesa all’alpeggio Arpisson (2328 m) per poi proseguire per il Col Tsa-Sèche almeno nelle intenzioni.


Il sentiero inizialmente era immerso in un bosco, in certi tratti era ripido, in altri in falsopiano con vista panoramica a SW su Cogne e la valle del Torrente Eyvia , la Grivola e il massiccio del Gran Paradiso.

Dopo una breve sosta all'alpeggio Arpisson a causa minaccia temporale siamo velocemente scesi a Gimillan.

L’amarezza per non aver potuto proseguire il nostro trekking fino al Colle, è stata rimossa da lì a poco, quando si è deciso di andare a Lillaz per visitare le cascate del torrente Urtier


Il quarto giorno, siamo andati con la macchina fino a Turlin, da dove ci siamo messi in marcia verso Pila, lungo una strada sterrata e pianeggiante, che si addentrava in un bosco di cui ne godevamo la frescura. Qua e là, gli alberi ci lasciavano intravedere verso E la famosa località sciistica con il campanile della chiesa e, verso NE il Monte Rosa.



Dopo quasi due ore di passeggiata siamo arrivati sul piazzale della Chiesa di Pila e siamo entrati per visitarla. Poi ci siamo recati agli impianti per prendere la seggiovia Chamolé. Mi ha fatto effetto scoprire che quella pista che d’inverno, innevata, discendo con gli sci, in estate si trasforma in un pendio erboso per discesa in mountain bike.


Adesso, si presentavano davanti ai miei occhi montagne rocciose, prati verdi ed un sentiero sterrato con un cartello che indicava la direzione per il lago Chamolé (2325 m). Imboccato il sentiero, in soli cinque minuti abbiamo raggiunto il lago che si trova racchiuso in una conca. Prima di ridiscendere, abbiamo fatto un’ascensione di un quarto d’ora all’Alpe Comboé (2114 m), un punto panoramico dal quale si è potuto ammirare a 360° tutta l’orografia della regione. Da qui si aveva la sensazione di essere sul tetto d’Europa e di toccare con mano le punte dei più famosi monti che superano i 4000 m di quota. 

Arrivati al quinto giorno, cominciavamo già a sentire l’amarezza del ritorno a casa. Ma, in realtà, ci attendevano ancora due giorni di trekking indimenticabili: questa era la volta del Rif. Oratorio Cuney (2652 m).
Il sentiero inizialmente si addentrava in un bosco di conifere proseguendo poi per alpeggi e prati fioriti raggiungendo il Col du  Salvè (2568m.)


Poi, dal Colle abbiamo proseguito su un tratto in salita e poi su sentiero esposto, ma attrezzato con catene. Superato questo tratto, dopo quasi tre ore di cammino, siamo finalmente arrivati al Santuario più alto d’Europa, il Cuney, meta dei pellegrini devoti alla Madonna delle Nevi. Abbiamo visitato il santuario e ammirato il panorama sulla valle di Saint Barthélemy e poi abbiamo affrontato la discesa. E' stata l'escursione  più lunga ma anche la più appagante.


Il sesto ed ultimo giorno di trekking, siamo andati al Rif. Bonatti (2025 m). Dalla Val Ferret abbiamo imboccato un sentiero all’interno di un bosco di larici e, dopo un percorso in salita a zigzag, siamo arrivati ad un dosso dal quale si vedeva: verso W, il Monte Bianco ed il ghiacciaio del Miage con forma a ferro di cavallo (sono le sue lingue di ablazione, scure, a causa dei detriti rocciosi che le ricoprono), verso NW le Grandes Jorasses, il ghiacciaio di Frébouge ed a NE la Val Ferret. Da qui, circondati da un ambiente di maestosa bellezza, dopo qualche decina di metri, abbiamo raggiunto il Bonatti, Rifugio dell’Alta Via n.1.


Dopo una sosta breve, ci siamo incamminati per l’ultima tappa: il Rif. Elena (2061 m). Il sentiero era a mezza costa e seguiva la vallata, passava in mezzo a delle baite in rovina, a tratti era pianeggiante, a tratti saliscendi e la vegetazione era ricca di rododendri e mirtilli. Poi, all’incrocio del sentiero Belle Combe, abbiamo piegato a sinistra lungo il sentiero TMB che saliva ripido lungo il fianco della montagna e siamo arrivati nei pressi dello Chalet Val Ferret. Man mano che, faticosamente, guadagnavamo quota, si spalancava sempre più la vista sul ghiacciaio Triolet  e sul ghiacciaio Pré de Bar.













Attraversato l’ultimo torrente su un solido ponte di legno, mancavano le ultime decine di metri per arrivare al Rifugio. La pendenza del sentiero aumentava e, passo dopo passo, in questo magnifico ambiente glaciale nel quale la natura esprimeva tutta la sua potenza  abbiamo finalmente raggiunto il Rifugio Elena.



La nostra vacanza è durata pochi giorni ma, come intensità emotiva, sembra essere durata il doppio del tempo.

Ringrazio ancora tutti i miei nuovi amici del CAI di Vimodrone per avermi dato l’opportunità di partecipare a questo trekking, per la piacevole compagnia, le chiacchierate, le discussioni e le risate.


Un grazie di cuore a tutti!

Luisa