lunedì 19 novembre 2007

Nel Parco del Mont Avic - 24 giugno 2007

Partiamo in auto da Vimodrone alle 6.30 io, Romeo, Susy, Maurizio e Pietro. Abbiamo deciso solo ieri questa escursione nel Parco Naturale del Mont Avic in Valle d’Aosta.
Il Parco è stato istituito nel 1989 per proteggere un ambiente molto suggestivo, caratterizzato da laghi, ambienti umidi come torbiere e stagni, una ricca vegetazione, tra cui i rari pini uncinati, tanti animali e quelle particolari pietre verdi, gli ofioliti, che si trovano disseminati tra le rocce, anche sui sentieri.
Da lassù si può vedere un panorama mozzafiato sulle più belle cime della Valle d’Aosta. Io ci sono già stata tanti anni fa, purtroppo in una giornata di nuvole basse che impedivano la vista delle montagne circostanti. Spero che oggi vada meglio, ma il meteo prevede una giornata nuvolosa.



Arriviamo a Champorcher verso le 8.30 e parcheggiamo lungo la strada che porta a Dondena, nella frazione La Cort, a circa 1800 metri di altitudine. Calziamo gli scarponi e prendiamo il sentiero n° 10, molto ben curato, che si inerpica subito fiancheggiando un ruscello che ci accompagna per un bel tratto, rumoreggiando. La vegetazione è particolarmente rigogliosa: siamo circondati dai pini, da cuscini di rododendri fioriti e da una gran quantità di fiori.



Dopo un’oretta, usciti dal bosco, raggiungiamo il lago Muffé, a m. 2080, in cui si specchiano le pietraie delle montagne circostanti; il sentiero, prima asciutto e sassoso, adesso attraversa zone umide e fangose e anche i prati che lo circondano sono pieni di fiori, tra cui molte genziane e viole di un blu intenso e dalle grosse dimensioni; anche i semprevivi sono fioriti.
La salita riprende ripida e il sentiero si inerpica tra le rocce fino ad arrivare al Col du Lac Blanc a m. 2309, dove ci fermiamo ad osservare gli ometti di pietre e un paesaggio diverso, quasi lunare, per l’assenza di vegetazione e per la presenza, ahimè, di molte nuvole, che impediscono la vista delle cime circostanti.





Scendiamo sull’altro versante del colle, finché incontriamo e, dopo una breve sosta, lasciamo sulla destra il Rifugio Barbustel, in un pianoro fiorito di grande bellezza, costellato di laghi e grandi massi ricoperti di licheni diversi. Sulla destra, tra le nuvole, compare per pochi attimi la cima del Cervino e più tardi quella del Monte Rosa.




Il prossimo obiettivo è il Gran Lac, a m. 2485, ma gli altri camminano più velocemente di me, così ci separiamo quasi subito e io mi godo questo percorso da sola su per il sentiero che prima lascia sulla destra il Lac Blanc e poi prosegue prendendo quota a mezza costa, a destra del Lac Noir e poi del Lac Cornu. I laghi sono di un verde intenso, incastonati tra le pietraie, da cui si ergono inaspettatamente larici e pini uncinati.



Tra i ciuffi d’erba che costeggiano il sentiero compaiono fiori particolari che purtroppo non conosco e non ho con me neanche la macchina fotografica per poter portare a casa almeno una loro immagine e cercarne il nome sui libri di fiori. Spero che li riprendano gli altri, più avanti di me. Osservo da vicino anche le pietre e ne trovo alcune che sembrano colorate di verde ad arte: penso che siano gli ofioliti di cui è ricco questo territorio. Devono esserci anche degli animali che però si tengono lontani dai numerosi escursionisti. L’unico che incontro, oltre alle farfalle e agli insetti che volano e … pizzicano, è un ranocchio marroncino con chiazze più scure, completamente mimetizzato tra le rocce del sentiero. Per fortuna lo scorge un bambino che cammina davanti a me, altrimenti rischierei di calpestarlo. A casa scoprirò poi che si tratta di una rana temporaria, tipica della zona.

Ormai il sentiero ha abbandonato le cascate, i laghi e i ruscelli che vi si immettono e prosegue tra grandi massi rocciosi, dove è difficile trovare della vegetazione. Quando la salita riprende ripida, chiedo ad un escursionista che sta tornando indietro, quanto manchi al Gran Lac. Mi dice che ci vuole ancora mezz’ora e che il sentiero deve superare un ripido gradino. Le nuvole sono basse, il cielo si sta oscurando e io decido di tornare indietro al Rifugio Barbustel, secondo gli accordi presi con gli altri. Non c’è più nessuno sul sentiero e cammino lentamente, da sola, immersa nel rumore dell’acqua che in quantità scorre sotto i massi e alimenta i laghi.

Aspettando gli altri al Barbustel mi accorgo che ci sono sei cavalli e scopro che si può arrivare quassù anche cavalcando. Vedo anche un folto gruppo di bambini e ragazzi che fanno parte di un gruppo CAI: allora è ancora possibile portarli in montagna, anche se è un’attività faticosa!

Quando i miei compagni arrivano, mi raccontano che una volta superata l’ultima ripida balza, ci si trova in una bella conca rocciosa in cui è adagiato il più ampio bacino naturale della Valle, il Gran Lac, ai piedi del Mont Glacier. Purtroppo il tempo era brutto, il cielo ricoperto dalle nuvole conferiva un colore grigio anche al lago, faceva freddo e lungo i margini del lago si intravedevano ancora delle lingue di neve. Tutti mi parlano dei polpastrelli delle dita infreddoliti.

Dopo un caffè caldo, lasciamo il Barbustel e ripercorriamo a ritroso il sentiero del mattino su fino al Colle poi giù lungo l’altro versante, fino al lago Muffè e poi fino all’auto, incontrando e salutando gli altri escursionisti che abbiamo incontrato durante la giornata. Sembra che solo in montagna sia ancora possibile fermarsi a chiacchierare piacevolmente con persone che non si conoscono.

Rita