venerdì 29 gennaio 2010

Cheneil












Gita con ciaspole, destinazione Valtournenche, frazione di Cheneil; la giornata prevede sole, ma alla partenza il dubbio rimane, infatti la nebbia ci fa compagnia per ¾ del percorso, fortunatamente il sole comincia a fare capolino e la giornata prende un aspetto gradevolissimo.

Lasciate le auto al parcheggio a 2023 mt, il sentiero comincia a salire abbastanza ripido poi all’improvviso nella conca coperta dalla neve si vedono alcune baite raggruppate fatte di sassi e legno con finestrelle molto piccole.

Non si può non ammirare lo spettacolo, le case sembrano coccolate e protette dalle montagne che la circondano, una sensazione di pace e tranquillità ti avvolge e, a questo punto, ti chiedi:“Cosa ci sto a fare io in città !!!!!!!!!! BELLISSIMO”

Particolarità: nella frazione di Cheneil risiedono solo 8 abitanti.

Da questo paesino partono molti sentieri, ma la ns. meta è il Santuario de la Clavaritè a 2530 mt che si raggiunge dopo circa 1 ora e 40 minuti.

Il sole ci ha accompagnato per tutto il percorso.

Gita di media difficoltà, molto panoramica, con il monte Cervino sempre presente alla ns. vista. Peccato che al Santuario non c’era nessuna possibilità di sedersi per riposare, non c’era neanche una panchina. Solo neve.

Gita da riproporre in estate per ammirare il panorama, sicuramente molto diverso.

Devo dire che mi è molto piaciuta.

Saluto tutti i partecipanti e i lettori del blog con un arrivederci a presto.

Susy

lunedì 25 gennaio 2010

domenica 17 gennaio 2010

16 gennaio si festeggia Sant’Antonio Abate







Sant'Antonio è considerato il protettore degli animali domestici, tanto da essere solitamente raffigurato con accanto un maiale che reca al collo una campanella. Il 17 gennaio tradizionalmente la Chiesa benedice gli animali e le stalle ponendoli sotto la protezione del santo.
La tradizione deriva dal fatto che l'ordine degli Antoniani aveva ottenuto il permesso di allevare maiali per uso proprio e a spese della comunità, per cui i porcellini potevano circolare liberamente fra cortili e strade, nessuno li toccava se portavano una campanella di riconoscimento.
Il loro grasso veniva usato per curare l’ergotismo, che venne chiamato “il male di s. Antonio” e poi “fuoco di s. Antonio” (herpes zoster); per questo nella religiosità popolare, il maiale cominciò ad essere associato al grande eremita egiziano, che poi fu considerato il santo patrono dei maiali e per estensione di tutti gli animali domestici e della stalla.
Per millenni e ancora oggi, si usa nei paesi accendere tra la notte del 16 e il 17 gennaio, i cosiddetti “focarazzi” o “ceppi” o “falò di s. Antonio”, che avevano una funzione purificatrice e fecondatrice, come tutti i fuochi che segnavano il passaggio dall’inverno alla imminente primavera. Le ceneri, poi raccolte nei bracieri casalinghi di una volta, servivano a riscaldare la casa, con apposita campana fatta con listelli di legni per asciugare i panni umidi.
Anche quest’anno noi del CAI di Vimodrone abbiamo realizzato il falò di S. Antonio, e, come sempre oltre alla decisione di realizzarlo, quest’anno abbiamo avuto un’organizzazione impeccabile con tanto di programma ed assegnazione compiti, tutto scritto, tutto documentato dal nostro amico Piè, che abbiamo eletto direttore lavori.
Si parte già venerdì 15 con l’installazione dell’impianto luci per guadagnare tempo, ed i tecnici del gruppo anche con mezzi di fortuna hanno fatto un buon lavoro, quest’anno si è anche illuminato il falò con dei fari che hanno avuto un buon effetto sul fumo ad inizio dell’accensione del falò .
Sabato 16 si comincia presto, appena arrivano i camion che scaricano il legname ci si mette subito all’opera e con i compiti assegnati in precedenza si procede speditamente, si lavora e si scherza, si scherza e si lavora: l’impressione è quella che ci divertiamo di più ad innalzare la catasta che al vedere il falò bruciare, io chiamerò torre di babele questa catasta di legna perché in tutta la giornata non si è mai stati d’accordo su nulla e tra uno sfottò e l’altro in allegria la torre cresce anche abbastanza in fretta.
15 persone, quindi un buon numero per far procedere velocemente i lavori, il risultato è stato ottimo.
Alla sera mentre nell’area ristoro le nostre collaboratrici si affannavano con vin brulé, cioccolata, focacce, panettoni, e bevande varie, al termine di un piccolo spettacolo, alle 21,20 si dà fuoco alla “torre di babele”, che come al solito inizia con un gran fumo sul pennacchio, dopo qualche minuto si vedono le prime fiamme che si alzano dritte, altissime per circa 15 metri, dopo un’ora crolla l’impalcatura centrale ormai consumata dal fuoco il quale continua fin dopo la mezzanotte quando ormai non c’è più nessuno.
E’ stata una bellissima serata con tanta gente, sempre felice di partecipare a questa antica tradizione che festeggiava il passaggio dall’inverno e quindi da giornate buie e fredde all’imminente primavera.
Il ricavato della serata sarà offerto al nostro missionario Don Daniele Caspani
Un ringraziamento a tutti i partecipanti.
Fiorenzo