lunedì 30 novembre 2009

TREKKING DELLA CARNIA - luglio 2009

Domenica 5 luglio 2009, animati da grandi aspettative, partiamo da Vimodrone (MI), alle ore 9:00, diretti a Forni Avoltri (UD) quota 888.
Dopo la sosta per il pranzo a Tai di Cadore (BL), ci fermiamo a Sappada (BL) giusto in tempo per prenderci un po’ di pioggia. Nella chiesa del paese Oscar accende un grosso cero alla Madonna, come gesto propiziatorio.
Si cena e pernotta all’albergo Sottocorona, nei pressi del campanile di Forni: fuori continua a piovere.





Lunedì 6 luglio inizia la 1^ tappa del trekking vero e proprio. Partenza a piedi alle 7:15 direttamente dall’albergo dove lasciamo parcheggiate le auto. Saliamo lungo il sentiero 141 alle Casere di Bordaglia e poi al Passo Giramondo (q. 2005), da cui scendiamo per un ripido sentiero in territorio austriaco per poi risalire verso il Passo di Vodaia (q. 1970) attraversando un alpeggio con molte mucche (alcune hanno il piercing al naso: sarà la moda del posto). Ancora un ultimo sforzo per guadagnare il Passo e arriviamo finalmente al laghetto Wolayer ed al rifugio austriaco Pichl Hutte; dopo pochi minuti, ritornati in territorio italiano, siamo al Rifugio Lambertenghi – Romanin (q. 1955) meta della nostra tappa.
Sono le ore 13:45, siamo in cammino da 7h 30’.
Walter trova traccia, nei registri del rifugio, del suo precedente passaggio di 25 anni prima: Ema non era ancora nato. Alla sera, attorno al “fogolar”, il gestore ci racconta le sue storie, mentre il nostro Luciano, che sfoggia un paio di pantofole felpate e leopardate (attrattiva del rifugio), conversa con un ragazzo nepalese, ospite del rifugio austriaco per far pratica alberghiera.







Martedì 7 luglio. 2^ tappa
Breve discesa dal rifugio Lambertenghi, con il sentiero 144, e poi risalita per la ferrata del sentiero attrezzato Spinotti n° 145. Difficoltoso (almeno per me) l’attacco della prima fune: dobbiamo saltare al di là di un varco per passare dal nevaio alla roccia. Saliamo con cautela impiegandoci il doppio del tempo previsto dalla tabella (1h 30’). Nessuno raggiunge la vetta del Monte Coglians (q. 2780), perché avvolto dalle nubi e proseguiamo per il Rifugio Marinelli (q. 2122) dove sostiamo per un the. Continuiamo il percorso attraverso una spaccatura naturale della roccia “la Scaletta” e comincia a piovere. Quindi iniziamo la discesa verso il Passo di Monte Croce Carnico. L’ultima ora di percorso è tutta sotto l’acqua. Arriviamo al valico (q. 1360) alle 14:00. Troviamo ad attenderci due Vimodronesi in vacanza in Friuli: Sergio Villa con la moglie. Alloggiamo all’Albergo del Valico dove ci servono una buona cena. Ema fa il bis del secondo: la fatica comincia a farsi sentire, occorre ricaricare le batterie.









Mercoledì 8 luglio. 3^ tappa.
Partenza alle 8:00 con il sentiero 401 e poi per il sentiero storico sul Pal Piccolo dove c’è tutto il trinceramento italiano ed austriaco della 1^ guerra mondiale. Visitiamo le trincee e le postazioni che hanno segnato il sacrificio di tanti soldati che in quei luoghi hanno lasciato la vita e loro gioventù.
Il sole ci accompagna lungo il sentiero 402. Attraversiamo le casere di Pal Grande di sotto e di sopra, tutte ben ristrutturate; sono chiuse però c’è esposta la bandiera italiana. Ci dirigiamo verso il Passo Pal Grande (q. 1760); ma una estesa slavina ha nascosto le tracce e perdiamo un po’ di tempo per trovare la giusta direzione. Qui vediamo ancora numerosi reticolati della Grande Guerra.
Scendiamo al Rifugio Casera Pramasio (q. 1521) meta della nostra tappa: sono le 16:30. Bellissimi gli edifici, le stalle ed i ricoveri tutti ben tenuti ed adagiati in una splendida conca verde. Spuntino con salame, speck, formaggio e birra, davanti ad un gran camino col fuoco. Cena con razione tripla di gnocchi per Ema. C’è anche un fuori programma per il compleanno di un ragazzo della Bielorussia ospite della signora Teresa, gentilissima ed ottima gestrice del rifugio. Si taglia la torta, con un po’ di emozione da parte del ragazzo, mentre il cuoco suona la tromba e tutti cantano.











Giovedì 9 luglio. 4^ tappa.
Partenza alle 8:00 con il sentiero 407. Passata la sella Circervesa (q. 1870) scendiamo nella valle; per le abbondanti nevicate dello scorso inverno, le tracce del sentiero sono coperte dalla neve. Con fatica ritroviamo il sentiero 448a e, dopo aver percorso un lungo traverso esposto, stretto e scivoloso, arriviamo alle 13:00 al Rifugio Fabiani (q. 1539) nostra tappa.
La bandiera è issata sul pennone, ma il rifugio è chiuso. Un biglietto sulla porta ci avvisa che il gestore è sceso al paese per riparare una gomma. Nell’attesa qualcuno fa il bucato, qualche altro scalpita. Finalmente il “nostro” tanto atteso arriva alle 14:00 e ci cucina una pastasciutta al pomodoro. Al pomeriggio c’è chi gioca con la pallina da tennis sul prato in erba, perfettamente rasato, qualcun altro si addormenta sul divano, davanti al camino, fingendo di fare le parole crociate. Alla sera arriva la moglie del custode e ci prepara la cena. In sostituzione del dessert ci vengono proposte varie grappe artigianali: al sedano, all’arancia ed una super alle bacche di abete rosso. Dormiamo in una bella camerata, rimodernata di recente, con 15 posti letto, mentre fuori piove per tutta la notte. Il custode è sempre in canottiera nera alla “Rambo” nonostante i 5 gradi esterni.







Venerdì 10 luglio. 5^ tappa.
Partenza alle 8:00, con il sentiero 448 saliamo al passo verso l’Austria, ci accompagnano le nubi basse ed il freddo, poi scendiamo alla Casera di Col di Lanza. Merita una citazione il nuovo orologio, super tecnologico di Oscar: oltre alle quote dell’altimetro sballate di circa 150 metri, segna il tempo come cavolo gli pare… e continuerà così per tutto il tragitto.
Alle 11:30 arriviamo all’Agriturismo “Al Cippo” (q. 1403). La signora ci accoglie con uno spuntino a base di formaggio e salame per calmare i morsi della fame; poi, con comodo, prepara gli spaghetti (1,5 Kg.) al ragù. Dopo aver riposato, andiamo a visitare la Casera Cason di Lanza, l’unica del nostro trekking ad essere sempre affollata di escursionisti per la vicina “Ferrata degli Alpini”.





Sabato 11 luglio. 6^ tappa.
Oggi è il giorno delle grandi manovre per il rientro. Un cugino di Nini, residente ad Osoppo (UD) viene a prelevare Walter ed Oscar che devono recuperare le auto parcheggiate a Forni. Quando tornano, lasciamo tutti l’Agriturismo con saluti, baci e foto ricordo. Ci avviamo, questa volta in auto, verso Pontebba (UD). Lungo la statale facciamo una sosta a Venzone, paese quasi completamente raso al suolo dal catastrofico terremoto del 1976 ed ora perfettamente ricostruito sugli standard urbanistici precedenti.
Adriano, vista la vicinanza, non può che sollecitarci la gola con una proposta di degustazione del prosciutto di San Daniele del Friuli. Come sempre, facciamo onere alla tavola in un’ottima trattoria di via Trento e Trieste. Alle 16:30 prendiamo l’autostrada a Gemona alla volta di Vimodrone, dove arriviamo alle 20:30.







Mandi, mandi.
Romeo

Hanno partecipato al trekking: Adriano, Emanuele, Giancarlo, Luciano, Maurizio, Nini, Oscar, Romeo e Walter.
Ringrazio: Adriano e Nini per l’organizzazione del trekking, la scelta del percorso e l’appoggio logistico in loco; Luciano per le pubbliche relazioni; Maurizio addetto stampa e fotografo; gli autisti Walter ed Oscar; Giancarlo per il ruolo di apripista e capo cordata; Emanuele che con i suoi 17 anni ha portato una ventata di gioventù tra i partecipanti; e … tutto il gruppo per l’allegra compagnia.

lunedì 23 novembre 2009

In gita all'Isola Palmaria - 22 novembre

Cammino ad occhi bassi sul sentiero che dal Semaforo porta al mare, presto attenzione a dove metto i piedi; la segnaletica lo definisce "sentiero difficile" e io temo di scivolare sui sassi.


Portovenere compare quando alzo gli occhi; è tanto bella vista da quassù: a sinistra la suggestiva chiesetta di San Pietro, a destra un'infilata di case-torri colorate, più in alto la fortezza che domina il borgo sottostante.



E all'improvviso mi accorgo che il grigiore del cielo non fa che aggiungere fascino a questo paesaggio.