sabato 5 ottobre 2013

CIRCOLO CULTURALE “LA QUERCIA” e CLUB ALPINO ITALIANO sull' ALTOPIANO DEL SILENZIO


“Sardi” e “Vimodronesi” insieme verso l’Altipiano di Asiago, sul monte Zebio, per conoscere un pezzo importante di storia fatta dai Sardi. Una camminata storica!



La salita verso il monte

L’ascesa al monte è cominciata, sotto un cielo cupo e piovoso,  percorrendo una salita pietrosa che si inerpica attraverso prati e pascoli fino al limite del bosco.
Quattro chiacchiere lungo il cammino

Immergendoci nella foresta di abete rosso, la pioggia lascia lentamente posto ad una coltre umida,  senza disturbare  gli impavidi camminatori  che silenziosi si riempiono lo sguardo della meravigliosa vegetazione di fine estate ed inizio autunno. Il bosco di abeti ci accompagna lungo tutto il percorso, caratterizzato da salite e tratti pianeggianti,  mulattiere, in parte selciate, piste forestali e sentieri costeggiati  a tratti da “invisibili” postazioni scavate nella roccia bassa.

Un riparo
Dopo circa due ore di cammino, ci troviamo davanti ad un lembo di terra recintato, interamente circondato dall’infinita abetaia,  nel quale sono piantate 212 piccole croci di legno, allineate una dietro l’altra, una affianco all’altra. Guardandole di lato sembra che le braccia si incrocino, come in un estremo tentativo di tenersi per mano: è il cimitero di Casoria,  qui riposano le spoglie di quei sardi che sacrificarono la propria vita per la Patria, la Brigata Sassari. Un pezzo di Sardegna a 1600 mt di quota.

Ad ogni croce un nome

Le 212 croci nel piccolo pezzo di Sardegna
Un rispettoso silenzio ci invade e… in punta di piedi ci aggiriamo tra le croci su cui sono appuntate le targhette che recitano i nomi dei giovani caduti, in una sola lingua: il Sardo. L’emozione è profonda quando  lo sguardo dal basso verso l’alto amplia la pendenza di quelle croci tutte sarde. Ogni paese la sua croce e un suo figlio: Manca Emanuele di fu Saverio di Torralba….


La targhe poste all'ingresso del cimitero

Dinnanzi a questa immane tragedia, che molti ignorano nelle dimensioni e nel suo valore umano e civile, due canzoni una preghiera per onorare i caduti amici e nemici: “ Dio del cielo, Signore delle cime…” cantano alcuni “Deus ti salvet Maria, chi ses de gratias piena“ (Ave  Maria piena di grazia) in lingua sarda  cantano altri. Un momento toccante. Sentimenti ed emozioni sarde e vimodronesi in un unico corale sentito ringraziamento agli indimenticabili valorosi giovani “ Sassarini”, vittime sacrificate in nome di una tragica guerra.

Un canto e una preghiera
Un semplice e allegro spuntino a base di pane e buon formaggio, offerto dai Sardi, completa la nostra visita ai caduti, ricordando a tutti, oggi più che mai,  l’importanza della condivisione dello “stare insieme”. Ci allontaniamo da quel piccolo “pezzo di Sardegna”, lasciando ognuno un pensiero.

Lo spuntino ...
... e la foto di gruppo
Percorrendo un sentiero di bianco calcare, fuori dal bosco, raggiungiamo i visibili resti del le trincee e dei ricoveri scavati nella roccia, dove migliaia di Sardi, e non solo, vissero per un intero anno i tragici momenti della grande guerra. Un vero museo all'aperto.
Sui camminamenti delle trincee ci sembra di sentire le loro voci. “Se sei italiano, parla sardo!” Era la prima parola d’ordine in uso nei loro reparti, una propria regola interna per non farsi comprendere dal nemico. Poco sopra le trincee austriache sembrano dominare le postazioni italiane.
Prima di scendere a valle, raggiungiamo “ Malga Zebio”. Una piccola sosta per un assaggio del famosissimo formaggio “Asiago” e poi… via velocemente, e a passi lunghi e ben distesi, verso valle, dove ci aspetta un succulento pranzo!

Il camminamento austriaco

La trincea austriaca
Una giornata intensa e meravigliosa, ricca di storia e di forti emozioni.
Grazie a tutti per essere stati degli ottimi e sensibili “ Compagni di viaggio”

Tonina