Io, che per la prima volta percorrevo quei sentieri, in alcuni tratti avevo difficoltà a trovare il passaggio, non vedevo orme sulla neve e i segnali del CAI sulle rocce perche coperti da neve, allora alzavo lo sguardo e vedendo Michele o Antonio da lontano andavo verso la loro direzione e così dopo 4 ore arriviamo al rifugio, congelati, con i piedi bagnati fradici per chi portava solo scarpette da trekking, poi è stata una lotta continua per accaparrarsi spazio presso l’unica misera stufetta elettrica per far asciugare le scarpe.
Il tempo è stato brutto tutto il pomeriggio e quindi tutti nel rifugio ad aspettare la cena.
Il mattino dopo: una giornata stupenda; alle 6 il termometro segnava zero gradi, fatta colazione, l’intento di fare delle arrampicate sulle pareti circostanti è andato in fumo per la neve caduta i giorni precedenti e così Michele e Ismaele ed altri prendono la via del ritorno per cercare pareti da arrampicare più asciutte.
Noi (Antonio, Aldo, Cesare, Susi, Maurizio, Vlady ed io) decidiamo di andare verso il rifugio Omio 2100 mt passando per il passo del Barbacan raggiungibile con una ferrata e da lì raggiungere Bagni di Masino da un’altra via.
Questa seconda parte è stata molto bella anche per il panorama che da lassù si godeva; poi arrivati in cima al passo siamo stati accolti da una volpe affamata, Aldo ha dato fondo a tutte le sue provviste per sfamarla, mentre tutti si prodigavano a fotografarla.
Raggiunto il rifugio Omio ci siamo rifocillati e quindi ripartiti per Bagni di Masino dove avevamo le macchine, la strada era ancora lunga, anzi lunghissima, direi interminabile, tutta in discesa, ma durissima.
Una riflessione sulle due giornate: mani gelate, piedi fradici, freddo pungente, situazioni inaspettate, questo dimostra che tanto la montagna è bella tanto bisogna temerla e rispettarla.
Un grazie ad Antonio e a chi si è prodigato alla riuscita della escursione.
Fiorenzo