venerdì 22 agosto 2008

Tour del Monte Bianco, 6/12 luglio 2008 (prima parte)

Non uno dei tanti scatti fotografici riesce a restituire la bellezza e le emozioni trasmesse dagli splendidi e sempre diversi panorami che si sono susseguiti durante il periplo del massiccio del Monte Bianco. Così è altrettanto difficile trovare le parole per restituire a chi non era presente i sentimenti, spesso alterni, che ci hanno accompagnato, passo dopo passo, minuto per minuto, durante il percorso: dalla preoccupazione della partenza per le incognite che ogni tappa può riservarti e per il tempo quest’anno tanto variabile, alla gioia ed al sollievo dell’arrivo, da quel rapporto di solidarietà reciproca che si instaura camminando insieme (basta uno sguardo, un voltarsi per vedere se ci sei, un allungarti un po’ di frutta secca o la borraccia dell’acqua, una battuta), ma anche all’ansia di non farcela che qualche notte mi ha preso soprattutto per la mia praticamente nulla preparazione fisica.
Quindi non mi resta che stendere un breve e forse un po’ pedante resoconto delle 7 giornate percorse in compagnia di Adriano, Emanuele, Luciano, Maurizio e Oscar (ai quali mi sono pienamente affidato) perché un giorno, rileggendolo, ci sia di aiuto a rammentare tutti quei momenti di vita “piena”, intensi come solo in montagna si riesce a trascorrere.


La Palud – Champex Lac (1° giorno)
Partenza in bus (ore 09.30) da La Palud arrivo 10.00 circa ad Arnouva in pulman (1759), salita al Col du Gran Ferret (2537), discesa a La Peule (2071) poi a seguire a Ferret (1700) arrivo ore 16.00, taxi fino al Relais d'Arpette (1627).
Dislivello in salita mt. 778 - Dislivello in discesa mt. 837

Partenza ore 6, in perfetto orario, dal parcheggio del mercato di Vimodrone. Arrivo alla Palud con tempo variabile, alle 9.30 partiamo con il pullman per il primo tratto della tappa e durante il percorso inizia già a piovere. Siamo obbligati a cambiarci sul pullman e ci incamminiamo sotto il primo temporale con indosso le nostre mantelle, tranne Luciano che si è portato un ombrellino. Saliamo fino al rifugio Elena (2062) tra continue schiarite ed annuvolamenti. Nonostante la pioggia non ci dimentichiamo di attivare il G.P.S.. Dopo una breve sosta ripartiamo dal rifugio Elena e raggiungiamo il Col Ferret a quota 2537 sotto l’acqua battente, lasciando alla nostra sinistra il ghiacciaio di Pre de Bar. Una breve schiarita ci permette di sostare qualche minuto al passo, ma riprendiamo la strada in discesa sotto un altro temporale. Il terreno è pieno di fango e per una scivolata ad Oscar si rompe anche uno dei bastoncini. Lungo il percorso incrociamo una baita (La Peule) dove riusciamo a rifocillarci con un buon the caldo, poi si riparte immersi nelle nuvole. Finalmente arriviamo al Relais d'Arpette nei pressi di Champax Lac, dopo un tratto di strada percorso a bordo di un taxi preso a Ferret. Il taxista ha una guida un po’ azzardata, ma ci porta fino al Relaise d’Arpette che, da programma, avremmo dovuto raggiungere con un altro tratto a piedi. Riprende a piovere per tutta la serata, ma ci solleviamo il morale con un’ottima cena a base di fonduta e prosciutto. La stanchezza si fa sentire e viene a tutti una gran voglia di ritirarsi, ma ci soffermiamo ancora un po’ in compagnia di un numeroso gruppo di sud coreani che cantano e suonano anche canzoni italiane.



Champex Lac – Col de la Forclaz (2° giorno)
Partenza dal Relais d'Arpette nei pressi di Champex Lac (1627) direzione Val d’Arpette, La Barme (2140), fino al passo della La Fenetre d’Arpette (2665), Alpe Vesevey (2096), Ourtiers (1715), arrivo al Col de la Forclaz (1526), pernotto all’Hôtel du Col De la Forclaz.
Dislivello in salita mt. 1038 - Dislivello in discesa mt. 1139 circa

Sveglia ore 6 e 20, qualcuno vorrebbe prolungare il riposo, ma la tappa si preannuncia dura. Dopo la colazione molti dei presenti imboccano strade diverse dalla nostra. Con qualche dubbio prendiamo il sentiero che con un dislivello di oltre 1000 metri ci porta alla Fenetre d’Arpette. Il tempo sembra inizialmente migliorare. In realtà dopo solo un quarto d’ora scoppia il temporale. Durante l’avvicinamento al passo (quota 2665) il tempo varia con velocità incredibile, non facciamo in tempo a togliere le ingombranti e fastidiose mantelle che dobbiamo ricoprirci frettolosamente sotto uno scroscio di pioggia. Le nuvole ci inseguono salendo dalla valle e ci accompagnano fino all’ultimo ripido tratto sotto il passo. I primi che raggiungono il passo si fermano per un breve riposo ma proprio mentre vengono raggiunti dagli ultimi del gruppo si alza un vento gelido che porta neve e grandine. Siamo costretti a ripartire perché il vento freddo diventa fastidioso. Scendiamo a rotta di collo con a lato il ghiacciaio du Trient. Il sentiero è pessimo e la discesa molto faticosa. Arriviamo stanchi e bagnati, dopo altri 1100 metri di discesa, a un piccolo ristoro: “Glacier” località Outiers. Durante la discesa dal passo l’ombrellino di Luciano viene “strappato via dal vento”. Finalmente il tempo migliora e proseguendo per un tratto in piano, lungo il quale scorre “la bisse”, una condotta d’acqua artificiale di circa 4 Km. (utilizzato da Emanuele e Maurizio per gare con barchette di foglie), arriviamo al Col de Forclaz, nostra meta, dove ci accoglie un forte vento. All’hotel del passo la cena è vergognosa: un piatto con un dito di zuppa di patate e delle ali di pollo con poca verdura come secondo, però le posate sono d’argento. Pessima anche la nottata a causa della stanchezza e degli scomodissimi letti con rete metallica.


Trient – Trè le Champ (3° giorno)
Partenza dal Col du Forclax (1526) - Peuty (1326), Les Herbegères (2033), Col de Balme (2191), Le Tour (1453), Montroc (1382), Les Frasserands (1350). Pernotto al Refuge Le Mulin.
Dislivello in salita mt. 865 - Dislivello in discesa mt. 1041 (200+841)

Al mattino il tempo sembra aprirsi e infatti la giornata tende al bello. Scendiamo fino a un piccolo paesino: Trient, per risalire nel bosco attraverso un ripido sentiero che ci conduce al Col de Balme; durante la salita ritroviamo i coreani incontrati nella prima tappa. Al colle ci aspetta un bellissimo panorama: la cima del bianco con in primo piano le “Aiguilles de Chamonix”, c’è un forte vento e ci infiliamo nel rifugio collocato a cavallo del passo. Alle 11,30 ordiniamo bistecche con patatine, birra e gazzosa per rifarci della scarsa cena della sera prima. Si riprende la strada verso il paese Mont Roc, alle base del ghiacciaio Tour, raggiungendo una funivia che viene utilizzata da Adriano e Walter, entrambi con problemi ai piedi, per scendere a valle. Il resto del gruppo, senza zaini continua la discesa a piedi. Raggiungiamo a piedi il rifugio Le Moulin: finalmente un ambiente molto accogliente. Prima della cena c’è anche il tempo per scendere ad Argentiere, una graziosa cittadina sotto l’omonimo ghiacciaio dove, dopo l’abituale bevuta di birra facciamo qualche spesa: c’è chi compra pasticcini, chi dei nuovi bastoncini e chi cerotti per i propri piedi malridotti. Tornati al rifugio Luciano si accorge di aver perso il cellulare e in compagnia di Maurizio deve tornare in paese a recuperarlo (alla birreria). Cena abbondante a base di insalata di pomodori, pollo e patate con porri.

Walter

2 commenti:

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie

Anonimo ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny