venerdì 22 agosto 2008

Tour del Monte Bianco, 6/12 luglio 2008 (seconda parte)

Trè le Champ – Les Houches (4° giorno)
Partenze da Les Frasserands (1350) in bus fino a Les Prax de Chamonix e poi in funivia (1060) fino allo Chalet de La Flégere (1871), Lac Blanc (2352), ritorno alla base della funivia e di nuovo in bus fino a Les Houches (1008). Pernotto.
Dislivello in salita mt. 481 (oltre a m. 811 di funivia) - Dislivello in discesa mt. 481 (1292 per chi scende a piedi)

La notte passa veloce, il sonno è leggero, la sveglia sempre mattutina. Dopo la solita abbondante colazione raggiungiamo la fermata del bus, con il quale raggiungiamo la partenza della funivia per La Flegere. Da qui dovremmo raggiungere la balconata panoramica del Brevent, ma all’arrivo della funivia ci viene detto che il sentiero è impraticabile e ci convincono a raggiungere il Lac Blanc. E’ la prima giornata veramente splendida: non c’è vento e il cielo è terso. Più volte lungo il sentiero che sale al lago ci fermiamo ad ammirare il massiccio del Bianco con tutte le sue cime e molti dei suoi ghiacciai, uno spettacolo indimenticabile. Salendo incontriamo di nuovo gli amici coreani. Al Lac Blanc arriva molta gente e dopo aver mangiato le nostre vivande ci sediamo sulla veranda panoramica del rifugio a bere in compagnia la solita birretta. Emanuele, affamato, inghiotte una omelette con pancetta. Ci tocca scendere. Incontriamo molti stranieri e qualche italiano. Io ho camminato tutto il giorno con gli scarponi in spalla e con i sandali ai piedi a causa delle numerose vesciche. Alla teleferica ci dividiamo: alcuni scendono a piedi (tra i quali Oscar che scende i circa ottocento metri in meno di un’ora, sarà la birra o il magnesio?) altri approfittano delle moderne comodità. Di nuovo in pullman fino a Les Houces dove dopo un breve percorso su strada asfaltata raggiungiamo un bellissimo albergo. Ci rifocilliamo, mangiamo e passiamo la serata tra una birra e un genepì prima di coricarci in comodi letti. Una giornata meno dura del previsto, molto utile a recuperare un po’ di forze.


Les Houches – Chalet du Truc (5° giorno)
Partenza da Les Houches (1003) funivia per Bellevue (1801), Chalet de l’Arc (m 1794), ponte metallico (1720), Col de Tricot (2120), Chalet de Miage (1559), Chalet du Truc (1720) discesa fino a Les Contamines-Montjoie (1164). Pernotto al rifugio CAF.
Dislivello in salita mt. 561 (+ 798 di funivia) - Dislivello in discesa mt. 1398

Dopo un breve tragitto all’interno dell’abitato di Les Houces raggiungiamo la funivia che ci porta a Bellevue, dove passa anche il Tramway du Mont-Blanc che porta fino al Nid d’Aigle. Ci è concessa un’altra giornata di sole. Procediamo spediti, prima attraverso un bel bosco e poi, dopo aver attraversato il torrente che nasce dal ghiacciaio di Bionassay sopra una passerella aerea (1720), risaliamo per verdi prati fino al Col de Tricot (m 2120), splendido belvedere sulla parete nord dei Domes de Miage. Dopo una breve sosta scendiamo a quota 1559, dove è situato un piccolo villaggio, lo Chalet de Miage. Troppo bello per non fermarsi a mangiare delle favolose fette di torta ai mirtilli bagnate con un ottimo vino bianco francese. Rinvigoriti nelle membra e nella mente risaliamo fino allo Chalet du Truc a quota 1720, dove sarebbe previsto il nostro pernottamento. In realtà scegliamo di proseguire, scendendo fino all’abitato di Les Contamines, attraverso un fitto bosco di abeti, per abbreviare il percorso di quella che sembra una difficile tappa prevista per il giorno seguente. Sostiamo presso il “rifugio” del CAF dove siamo accolti come se fossimo parte della famiglia dei gestori. Per la prima volta ci offrono della pasta fredda (purtroppo condita anche con senape molto forte) e un ottimo salmone in crosta con spinaci. Serata in libertà: c’è chi partecipa a iniziative folkloristiche in paese e chi resta nella baita a curare i propri piedi, comunque tutti soddisfatti della lunga, ma piacevole tappa ancora con tempo splendido.

Les Contamines-Montjoie– Col de la Croix du Bonhomme (6° giorno)
Contamine Mont Joie (1164) in macchina fino a Notre Dame de la Gorge (1210), La Balme (1706), Col du Bonhomme (2329), Col de la Croix du Bonhomme (2483). Pernotto presso rifugio CAF (2444).
Dislivello in salita mt. 1273 (+ 46 di macchina) - Dislivello in discesa mt. 39

Il bel tempo ci abbandona di nuovo e al risveglio ci aspetta cielo coperto con una leggera pioggerella. La gentile signora del rifugio ci accompagna con la sua macchina fino alla chiesa di Notre Dam de la Gorge (3Km). Da lì iniziamo la lunga ascesa fino al rifugio de la Croix du Bon Homme quota 2444, che raggiungiamo dopo aver superato il Col du Bon Homme. La tappa tutta in salita è faticosa e in parte ancora sotto la pioggia e i temporali. Nonostante tutto nel pomeriggio compare un po’ di sole che ci permette di godere di panorami diversi da quelli visti finora: più aspri e brulli, ma non meno affascinanti. Prima di cena una ventina di stambecchi si avvicinano al rifugio a pascolare.
Nel menù compaiono gli spaghetti alla carbonara e non resistiamo alla tentazione di ordinarli (il grana lo forniamo noi), nonostante il fatto che ci troviamo ancora in territorio francese; all’arrivo della teglia piena di spaghetti tutti i commensali presenti si girano stupiti a guardarli.
Durante la permanenza al rifugio Emanuele e Luciano fanno la conoscenza di un professore universitario di Washington con figlia di 10 anni (a cui abbiamo offerto un assaggio di spaghetti), con i quali si intrattengono in varie partite a scopa.
Alcuni temerari piazzano delle tende nelle vicinanze del rifugio e passano una nottata in balia dell’acqua e del vento dei temporali che si scatenano durante la notte.



Col de la Croix du Bonhomme – Rif. Elisabetta Soldini - Courmayeur (7° giorno)
Partenza da Croix du Bonhomme (2444), Col des Fours (2665), La ville des Glaciers (1789), Chalets des Mottets (1978), Col de La Seigne (2516), Rifugio Elisabetta Soldini (2200), lago di Combal (2050), in bus fino a Courmayeur (1226) – La Palud (1370).
Dislivello in salita mt. 948 (+144 in bus) - Dislivello in discesa mt. 1342 (+724 in bus)

Partiamo dal rifugio avvolti dalle nuvole e, dopo essere arrivati salendo al Col du Four (m 1665), scendiamo lungo una pietraia, sotto una pioggia torrenziale. Ben presto i sentieri si trasformano in piccoli torrenti fangosi. Nonostante tutto riusciamo a scendere fino a Le Ville Des Glacier (m 1789) per risalire fino allo Chalet de Mottets (m 1978) dove ci riscaldiamo con una tazza di the accompagnata da una fetta di torta e ci cambiamo gli abiti bagnati. Si riparte, finalmente senza pioggia e raggiungiamo il Col de la Seigne (m 2516) confine tra Francia e Italia. L’obbiettivo è raggiungere il rifugio Elisabetta Soldini, ma il tempo torna a cambiare, le previsioni sono pessime anche per il giorno seguente e decidiamo quindi di scendere a valle accorpando due tappe, nonostante la stanchezza. Sulla sinistra appaiono e scompaiono “Les Pyramides Calcaires”. Si scende ben oltre il lago del Miage per un lungo tratto anche su strada asfaltata che ci distrugge i piedi. Da lì prendiamo un pullman alle 5,20, che ci porta fino al piazzale di Courmayeur. Poi dopo un’ora di piacevole attesa (abbiamo perso la coincidenza), accompagnata da due pizze e la solita birra, prendiamo il pullman che ci riporta alla Palud, dove era iniziato il nostro Tour. Carichiamo le macchine e ci salutiamo velocemente perché riprende a piovere e il tempo inclemente ci perseguiterà anche lungo tutto il percorso di ritorno verso Milano.

Walter

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Essendo al mio primo trekking, mi aspettavo di faticare di meno, ma i primi due giorni di cammino sotto la pioggia hanno subito smentito le mie aspettative. Anche se gambe e fiato bene o male hanno retto, la cosa più traumatica è stato l’impatto dello zaino sulle mie spalle, che nei primi giorni l’hanno presa veramente male: non smettevano mai di far male e questo mi ha causato non poche difficoltà nel camminare.
Però, oltre al peso dello zaino, mi pare che le uniche cose ad essere andate un po’ storte siano state il tempo e il cibo svizzero, che era scarso in ogni portata. Riguardo al tempo è piovuto abbondantemente sia nei primi sia negli ultimi due giorni, ma nei tre di mezzo il panorama splendido sotto un cielo terso ha compensato ampiamente l’acqua presa in testa negli altri giorni.
La compagnia è stata ottima e, nel complesso, giudico questo trekking un’ottima esperienza che consiglierei a tutti.

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti
il reporter del trek è stato veramente prolisso, suggerirei di inserire tutta la descrizione nelle relazioni tecniche al servizio di quelli che vogliono fare questa escursione. a leggere vien voglia di partire subito per questa stupenda avventura, avrei solo un dubbio la pioggia non è che Adriano porti sfiga, forse è meglio andare senza di lui.
ciao adri sai che scherzo, ora ti aspetto al trekking in sardegna a ottobre, cosi ti prosciugherai le ossa. Sicuramente ci sarà sole
ciao piè

Anonimo ha detto...

Walter, ho letto con piacere il tuo resoconto che mi ha permesso di rivedere ad occhi chiusi le migliaia di immagini che ci hanno accompagnato. Immagini di cieli azzurri o nuvolosi , di paesaggi fiabeschi, di incantevoli angoli di rifugio, di luccicanti distese di ghiaccio, di cime ventose avvolte in un azzurro terso. Il tempo che a volte è stato perfido non è riuscito a cancellare il piacere di questo trekking ed i momenti di amicizia vissuti insieme. E poi come dimenticare certi momenti conviviali e rilassanti dopo una giornata faticosa in montagna?
Adriano

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie