Anche quest'anno la nostra
sottosezione del C.A.I. di Vimodrone ha
deciso di rispettare l'antica tradizione del falò di Sant'Antonio, una
tradizione tramandata nel tempo dai nostri padri, oggi forse per alcuni è una ricorrenza come tante, ma per loro era una
tradizione molto sentita da tener "accesa"
per non dimenticare.
Nel passato era un momento di
aggregazione, le varie comunità di un paese (cascine) si raccoglievano assieme
e preparavano una pila di materiale povero, sterpaglie, rovi qualche pezzo di
legno ma senza esagerare perché ogni cosa che bruciasse serviva per riscaldare
la casa, una serata da vivere insieme, quindi tutti attorno al fuoco con un
bicchiere di vin brulé si raccontavano le ultime notizie.
"Sant'Antonio" e Maurizio |
Sant'Antonio Abate è il protettore
degli animali, all'epoca in tutte le stalle era appesa un'immagine del Santo a
protezione degli animali, mucche, asini, cavalli, maiali, infatti l'effige del
Santo lo ritrae con un maialino.
Da cosa deriva però "Falò di
Sant'Antonio"?
Sant'Antonio è stato considerato
il guaritore dell'herpes zoster, appunto chiamato "Fuoco di
Sant'Antonio" ed è per questo che alla sera del 17 gennaio quando si
bruciavano le pire, le ceneri venivano poi conservate in sacchettini e messe
nelle tasche degli abiti per proteggersi da questa malattia.
Gli "eroi" del CAI |
E' una tradizione antica, che noi
del C.A.I. abbiamo voluto con insistenza mantenere nonostante le avversità
atmosferiche che quest'anno ci hanno ostacolato , abbiamo risolto problemi
dell'ultimo minuto, problemi che anche la pioggia battente ha creato inzuppando
il legname recuperato in tutta fretta, alla fine ci siamo riusciti nonostante le
avversità atmosferiche perduranti, chi c'era, oltre al vin brulé, cioccolata
calda e panettone ha potuto godere delle fiamme, anche quest'anno altissime
nonostante la pioggia, per una volta il fuoco ha vinto sull'acqua.
Quest'anno sul nostro falò una
famiglia Norvegese ha messo un cartello indicante un nome strano, è il nome di
una malattia rarissima, (Leucodistrofia metacromatica) una malattia degenerativa, incurabile che ha colpito i loro figli, sono qui da noi in cura all'ospedale San Raffaele dove
sembra l'unico ad avere qualche risultato positivo nelle cure di questa
malattia, i loro genitori hanno bruciato sul falò questo cartello per avere una
speranza, questo può essere uno dei
significati del falò, bruciare le brutture dell'anno trascorso e
camminare nel nuovo anno con la speranza.
La pira |
Fuoco e lapilli |
Vogliamo ringraziare la Pro Pro
Loco di Vimodrone per aver organizzato la benedizione degli animali, parte
integrante del rituale, come noi vogliono portare avanti questa ricorrenza per
non dimenticare le nostre tradizioni popolari.
Fiorenzo
2 commenti:
Carissimi ragazzi del CAI di Vimodrone....e caro Fiorenzo, io vedo il falo' come purificatore di madre terra....bello vigoroso.... proveniente da terra nera... un tempo il Dio del Fuoco era chiamato "Vulcano" Nel buio della notte e sotto un manto di stelle.... date fuoco alla pira.... e che le faville possano dar gioia ai nostri cuori ed illuminare il nostro cielo.... !!!! Pinuccia
ciao Amici
per il secondo anno consecutivo, non ho avuto modo di partecipare a questo bellissimo e significativo evento. Sono comunque felice di vedere che la tradizione continua, questo è importante, perché è nel tramandare la storia che aiuta nella crescita delle future generazioni.
non molliamo, al prossimo anno, spero.
pie
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