Ringrazio
tutti gli amici del CAI di Vimodrone per avermi dato l'opportunità, dopo tanti
anni, di fare un trekking di più giorni percorrendo ogni giorno sentieri
diversi.
Tante le emozioni che
ho provato. La prima è stata al nostro arrivo, ad Aymavilles, in località Ozein
piccola frazione circondata da ampi prati e da dove si gode un panorama a tutto
tondo delle montagne più alte d’Europa: dalla Grivola al Monte Bianco, fino al
ghiacciaio del Monte Rosa. Nel pomeriggio dopo la sistemazione all'albergo
Pineta abbiamo visitato il Pont d’Aël,
un ponte costruito, in età augustea (nel 3 a.C.) sul torrente Grand Eyvia.
Le
dimensioni colossali di quest’opera, la struttura in pietra in ottimo stato di conservazione
nonostante i suoi 2020 anni (!), l’epigrafe scritta in latino, lasciano un
profondo senso di ammirazione nei confronti delle abilità degli ingegneri
Romani di quell’epoca .
Secondo giorno: destinazione Rifugio
Mont-Fallère (2385 m). Lungo il cammino, una piccola e minuta signora vestita
in giallo, ci ha segnalato la direzione da percorrere.
Questa simpatica scultura in legno era soltanto la prima
delle opere di Siro Viérin che si trovano lungo tutta la salita al. Durante
l’ascensione, siamo andati alla scoperta delle sculture dell’artista: animali, gnomi, pescatori, contadini. Da lassù il panorama si apre grandioso sulla valle.
Il terzo giorno, da
Gimillan, frazione di Cogne a 1786 m, abbiamo imboccato il sentiero n°3 a
sinistra di una cappella del 1926 e abbiamo iniziato l’ascesa all’alpeggio
Arpisson (2328 m) per poi proseguire per il Col Tsa-Sèche almeno nelle
intenzioni.
Il sentiero inizialmente era immerso in un bosco, in certi tratti era
ripido, in altri in falsopiano con vista panoramica a SW su Cogne e la valle
del Torrente Eyvia , la
Grivola e il massiccio del Gran Paradiso.
Dopo una breve sosta
all'alpeggio Arpisson a causa minaccia temporale siamo velocemente scesi a
Gimillan.
L’amarezza per non aver
potuto proseguire il nostro trekking fino al Colle, è stata rimossa da lì a
poco, quando si è deciso di andare a Lillaz per visitare le cascate del
torrente Urtier.
Il quarto giorno, siamo
andati con la macchina fino a Turlin, da dove ci siamo messi in marcia verso
Pila, lungo una strada sterrata e pianeggiante, che si addentrava in un bosco di
cui ne godevamo la frescura. Qua e là, gli alberi ci lasciavano intravedere verso
E la famosa località sciistica con il campanile della chiesa e, verso NE il Monte Rosa.
Dopo quasi due ore di
passeggiata siamo arrivati sul piazzale della Chiesa di Pila e siamo entrati
per visitarla. Poi ci siamo recati agli impianti per prendere la seggiovia
Chamolé. Mi ha fatto effetto scoprire che quella pista che d’inverno, innevata,
discendo con gli sci, in estate si trasforma in un pendio erboso per discesa in
mountain bike.
Adesso, si presentavano
davanti ai miei occhi montagne rocciose, prati verdi ed un sentiero sterrato
con un cartello che indicava la direzione per il lago Chamolé (2325 m).
Imboccato il sentiero, in soli cinque minuti abbiamo raggiunto il lago che si
trova racchiuso in una conca.
Prima di ridiscendere, abbiamo fatto un’ascensione di un quarto d’ora all’Alpe
Comboé (2114 m), un punto panoramico dal quale si è potuto ammirare a 360°
tutta l’orografia della regione. Da qui si aveva la sensazione di essere sul tetto d’Europa e di
toccare con mano le punte dei più famosi monti che superano i 4000 m di quota.
Arrivati al quinto
giorno, cominciavamo già a sentire l’amarezza del ritorno a casa. Ma, in
realtà, ci attendevano ancora due giorni di trekking indimenticabili: questa
era la volta del Rif. Oratorio Cuney (2652 m).
Il sentiero
inizialmente si addentrava in un bosco di conifere proseguendo poi per alpeggi
e prati fioriti raggiungendo il Col du
Salvè (2568m.)
Poi, dal Colle abbiamo
proseguito su un tratto in salita e poi su sentiero esposto, ma attrezzato con
catene. Superato questo tratto, dopo quasi tre ore di cammino, siamo finalmente
arrivati al Santuario più alto d’Europa, il Cuney, meta dei pellegrini devoti alla Madonna delle Nevi. Abbiamo visitato il santuario e
ammirato il panorama sulla valle di Saint Barthélemy e poi abbiamo affrontato
la discesa. E' stata
l'escursione più lunga ma anche la più appagante.
Il sesto ed ultimo
giorno di trekking, siamo andati al Rif. Bonatti (2025 m). Dalla Val Ferret abbiamo
imboccato un sentiero all’interno di un bosco di larici e, dopo un percorso in
salita a zigzag, siamo arrivati ad un dosso dal quale si vedeva: verso W, il
Monte Bianco ed il ghiacciaio del Miage con forma a ferro
di cavallo (sono le sue lingue di ablazione, scure, a causa dei detriti
rocciosi che le ricoprono), verso NW le Grandes Jorasses, il ghiacciaio di
Frébouge ed a NE la Val
Ferret. Da qui, circondati
da un ambiente di maestosa bellezza, dopo qualche decina di metri, abbiamo
raggiunto il Bonatti, Rifugio dell’Alta Via n.1.
Dopo una sosta breve,
ci siamo incamminati per l’ultima tappa: il Rif. Elena (2061 m). Il sentiero era
a mezza costa e seguiva la vallata, passava in mezzo a delle baite in rovina, a
tratti era pianeggiante, a tratti saliscendi e la vegetazione era ricca di
rododendri e mirtilli. Poi, all’incrocio del sentiero Belle Combe, abbiamo
piegato a sinistra lungo il sentiero TMB che saliva ripido lungo il fianco
della montagna e siamo arrivati nei pressi dello Chalet Val Ferret. Man mano
che, faticosamente, guadagnavamo quota, si spalancava sempre più la vista sul ghiacciaio
Triolet e sul ghiacciaio Pré
de Bar.
Attraversato l’ultimo
torrente su un solido ponte di legno, mancavano le ultime decine di metri per arrivare al Rifugio. La pendenza
del sentiero aumentava e, passo dopo passo, in questo magnifico ambiente
glaciale nel quale la natura esprimeva tutta la sua potenza abbiamo finalmente raggiunto il Rifugio Elena.
La nostra vacanza è durata pochi giorni ma,
come intensità emotiva, sembra essere durata il doppio del tempo.
Ringrazio ancora tutti
i miei nuovi amici del CAI di Vimodrone per avermi dato l’opportunità di
partecipare a questo trekking, per la piacevole compagnia, le chiacchierate, le
discussioni e le risate.
Un grazie di cuore a
tutti!
Luisa